Mi auguro che le nostre nuove generazioni, negli anni a venire, conservino ancora un pizzico di spirito romantico e riescano ad apprezzare queste piccole e preziose gioie

UN TEMPO….

Un tempo, quando i primi fiori tingevano d’oro i prati ai margini delle faggete, lungo quella vecchia via militare salivano le greggi. Un morbido fiume di lana attraversava compatto le strette gallerie scavate nella roccia, per poi sbucare tra i freschi pascoli del passo, nei pressi dell’antica osteria.

Lo si vede ancora qualche pastore qui da noi, in primavera, a ridosso delle Prealpi. Il più delle volte, ormai, disertano la vecchia via, trafficata di auto e di moto, preferendo farsi strada all’ombra discreta del bosco.

Seguono una silenziosa strada di montagna che sale piano la costa del monte. Sono persone schive i pastori del terzo millennio. All’alba li vedi spesso guardare lontano, verso est. Probabilmente portano con se il ricordo delle montagne di casa. Cappelli di feltro consumati dall’acqua, pesanti camice di flanella.

A volte, nelle vesti, ricordano noi cacciatori di montagna e mi piace pensare che molti di loro lo siano davvero.

Certamente, proprio come noi, rimangono tra gli ultimi sognatori. Sognatori di albe e di tramonti, tra il profumo di bosco delle notti d’estate.

ED È PROPRIO UN SOGNO D’ESTATE….

Quello che ti fa seguire questo sentiero di montagna alla luce della luna. Il sogno di un capriolo, del rosso argentato del suo manto e del verde profumato dei suoi pascoli.

Da tempo, ormai, ti sei accorto che è questo il vero privilegio del tuo essere cacciatore. Non tanto e non solo l’emozione della caccia, ma il dono di far parte per qualche prezioso momento di un mondo antico come il tempo. Un mondo ancora vero, ma ormai troppo semplice per essere apprezzato.

MENTRE SALI… tra i forti tronchi dei faggi senti di stare bene.

seguendo le orme dei pastoriSi perché, passo dopo passo, lasci per strada le scorie e gli orpelli che la vita di ogni giorno ti cuce addosso.

La fatica, il sudore sulla fronte e quel pizzico di mistero che avvolge il bosco nelle notti d’estate, ti fanno sentire vivo come fatichi a ricordare di essere mai stato.

E poi, quando ti lasci alle spalle gli ultimi alberi e le prime luci colorano di sole il verde smeraldo dei pascoli di montagna, ringrazi con tutto te stesso di esserci, di fare parte di questa meraviglia.

I sensi si accendono, nei tuoi occhi e nelle tue gambe, nuove energie prendono corpo. Ti siedi per un breve momento di sosta, asciughi la fronte, controlli le lenti del binocolo. Ti prendi ancora un attimo, respiri a fondo e guardi lontano. Nella vallata si sente ancora solo il silenzio.

POCO PIÙ IN LÀ…

Dopo lo spigolo, lo sguardo scivolerà attento tra rocce e canali. Sai bene che potrebbe essere già lì ad aspettarti. Ti muovi piano, ogni tuo passo è calcolato.

E lui c’è.

Fermo a ridosso di una macchia di carpini. E’ di punta. Ogni tanto alza lo sguardo e ascolta. Lo guardi bene nel cannocchiale lungo. Conosci gli animali di questo angolo di montagna. Rifletti e pensi che questo potrebbe andare bene.

Rimane sempre rivolto verso di te.

I minuti passano e sai che da un momento all’altro potrebbe andare, senza concederti una possibilità. Ma dentro di te lo accetti di buon grado. Sparerai solo se si presenterà un’occasione sicura. Il rispetto non lascia spazio ai tentativi.rolex replica

Fa due passi di lato, mostra bene la spalla sinistra.

Lo sparo e il suo ultimo eco portano via con se questo tuo sospirato sogno d’estate. O meglio, si potrebbe obbiettare, lo realizzano, anche se dentro di te sai bene che in un attimo tutto è già irrimediabilmente ricordo.

SIEDI ACCANTO AL CAPRIOLO….

La schiena appoggiata ad un tronco bagnato. Sfreghi tra le mani una foglia ancora umida, ne senti il profumo, ti perdi ad osservare le montagne.

Pulisci il capo e lo lasci riposare ancora un attimo tra i suoi fiori. Sei felice, anche se in un angolo dei tuoi pensieri non puoi fare a meno di considerare come tutto ciò strida con questo mondo sempre più complicato.

seguendo le orme dei pastoriLa caccia, l’abbattimento di un animale selvatico, sono concetti diventati oramai difficili da spiegare. Forse

è proprio la semplicità e la naturalezza di questo gesto a non essere più capita. Forse ci stiamo allontanando fatalmente dal nostro essere naturali, complice un’artificialità che invade ogni campo dell’agire umano.

Ogni tanto, quando tento di spiegare a mio figlio che cos’è per me la caccia, non nascondo di provare imbarazzo.

Non perché io non sia profondamente convinto delle sue buone e positive radici, ma perché mi rendo sempre più conto di quanto queste facciano parte di uno stile di vita da cui ci stiamo tristemente allontanando.

Dico questo anche se la logica razionale di una caccia sostenibile e del rispettoso consumo delle carni della selvaggina abbattuta, per nostra buona sorte, sono concetti difficili da criticare e da non comprendere.

Mi auguro, tuttavia, che le nostre nuove generazioni, negli anni a venire, conservino ancora un pizzico di spirito romantico e riescano ancora ad apprezzare queste piccole e preziose gioie. Mi auguro che sarà ancora normale per loro commuoversi davanti a un tramonto o osservando una falce di luna scomparire dietro le montagne.repliche orologi

Waidmannsheil!

Marco Perini